TORRICELLA PELIGNA (ABRUZZO)

Situata in alta collina a 901 mt. s.l.m, xxx di fronte alla Maiella, tra le valli del Sangro e dell’Aventino, Torricella Peligna spazia panoramicamente fino al Mare Adriatico. La millenaria storia di Torricella è testimoniata da innumerevoli reperti archeologici di epoca italica, romana alto-medievale: gli antichissimi corredi funebri riportati alla luce hanno consegnato alla storia suppellettili straordinarie come l’elmo in bronzo a testa di ariete, l’elmo ostrogoto, i dischi corazza. I numerosi reperti rinvenuti a ridosso della vicina Juvanum e un corpo mummificato risalente al diciassettesimo secolo sono conservati nel Museo Antropologico di Torricella. Sul Monte Moresco affiorano mura megalitiche di epoca sannitica e un’urna funeraria scavata nella roccia , che si fondono con l’alto valore naturalistico del sito .Il centro urbano offre una piacevole passeggiata lungo il corso principale, su cui si affacciano interessanti palazzi Ottocenteschi, fino alla Chiesa di San Giacomo. La chiesa, la cui scalinata introduce al centro storico, è una struttura originaria risalente al decimo secolo, e presenta una facciata tripartita che dialoga con il possente campanile posto sul fianco. Più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, conserva una Pisside e un ostensorio in argento di scuola napoletana e una statua della Madonna del Rosario in legno .

A pochi chilometri da Torricella sorge l’antico borgo di Fallascoso, dove sono situati l’Eremo e la Chiesa di San Rinaldo, legata al percorso di Celestino V da Morrone, e il Castello di Fallascoso.
Particolarmente lungo è l’elenco dei personaggio illustri le cui origini risalgono a Torricella Peligna: Vincenzo Bellini, Silvio D’Amico, Vincenzo Di Paola, Alfredo Piccone, Antonio Piccone Stella, Federico Teti e lo scrittore italoamericano John Fante, il cui padre, Nick, emigrò negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento.

Il festival letterario “Il Dio di mio padre” vuole sostenere e promuovere lo sviluppo culturale e turistico dell’entroterra abruzzese, e quindi dei piccoli centri del Sangro-Aventino, situati lontani dai riflettori delle grandi città, per far conoscere ad un pubblico sempre più vasto le ricchezze culturali, paesaggistiche e culinarie della zona orientale della Majella.

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